L’assistenza del governo sostiene il titolo Telecom Italia sul mercato azionario con un aumento del 3,99 per cento. E così le distanze tra il valore di Tim e quello del concorrente si accorciano Fibra aperta con cui è in corso da tempo un negoziato volto a crearne uno singola rete a banda ultra larga. Nel silenzio delle autorità di vigilanza, Consob e Agcom, in una giornata di mercato unico, Tim ha guadagnato 225 milioni di euro di capitalizzazione, portandola a 5,8 miliardi.
Tuttavia, resta il fatto Fibra aperta è stato valutato tra 7 e 8 miliardi. Per non parlare del fatto che Tim ha una situazione estremamente delicata con risultati in peggioramento, un personale sovradimensionato e 25 miliardi di debito netto. Sarà quindi difficile per il governo trovare un quadrato sul singola rete senza scaricare il costo su Cassa depositi e prestiti, su fornitori e clienti attraverso un aumento di costi in bolletta.
Certamente gli investitori hanno apprezzato l’idea che il governo italiano potesse affrontare le difficoltà diex monopolista trent’anni dopo la privatizzazione. “Siamo lieti di annunciare di averne ricevuto uno lettera del governo italiano che ci ha chiesto tempo sull’operazione in corso con mille – ha spiegato il CEO di Telecom, Luigi Gubitosi – (….) La creazione di a singola rete è certamente un fatto positivo per l’azienda, per gli investitori e per il Paese “.
E, infatti, guardando i risultati dell’ex monopolista a giugno, è chiaro il perché: il gruppo ha chiuso il primo semestre con un calo del 14% del fatturato. Il margine operativo è diminuito del 22,6 per cento. Gli utili sono aumentati del 23% a 678 milioni a causa della vendita di una partecipazione in Inwit portando circa 1,6 miliardi in contanti. L’indebitamento finanziario netto è sceso a 25,6 miliardi, ma il dato lordo rimane a 33,5 miliardi, mentre il flusso di cassa operativo netto si è ridotto di 274 milioni a 1,545 miliardi.
“Il nostro obiettivo è mantenere il 51% o anche più della nuova società di rete – ha spiegato Gubitosi agli analisti -. Sia che io pensi che la rete debba essere o meno pubblico, Penso che il governo dovrebbe parlare. Il nostro obiettivo è crearne uno singola rete e siamo disponibili ad avere anche altri investitori. “
Nei prossimi giorni, entro il 31 agosto, il governo dovrà verificare se esistono le condizioni per la creazione di un’unica rete in cui l’infrastruttura di Telecom e quella di Fibra aperta. Prima di tutto dovrà verificare seEnel, un membro di Open Fiber, insieme a Cassa Depositi e Prestiti, è disposto a vendere la sua partecipazione ea quale prezzo. Attualmente, secondo le stime di Bloomberg, la vendita potrebbe generare 1,6 miliardi di precipitazioni per Enel e costerebbe Cdp tra 3 e 4 miliardi. Successivamente, il dirigente dovrà occuparsi di Telecom per creare la singola rete, sapendo che il valore del mercato azionario dell’intero ex monopolista è inferiore a quello di Open Fiber.
Secondo lo schema evocato in diverse occasioni, Cdp dovrebbe vendere Open Fiber per aumentare la propria partecipazione nel capitale di Telecom senza tuttavia superare la soglia del 30% che impone un’offerta pubblica di acquisto. L’equilibrio tra il valore del mercato azionario di Telecom e quello di Open Fiber è quindi a pezzo essenziale per terminare un gioco in cui è probabile che Bruxelles intervenga con uno procedura di infrazione per aiuti di Stato. Per non parlare del fatto che l’intera operazione rischia anche di pesare sui conti di cassa Depositi e Prestiti, braccio finanziario dello stato e custode del risparmio postale degli italiani.
Per questo il Parlamento, che molto tempo fa ha approvato una proposta per un’unica rete pubblica e non affidata a un operatore telefonico, è divisa su cosa fare. Ma il tempo sta per scadere e, come lo stesso Gubitosi ha sottolineato agli analisti, con il Covid era chiaro che il digital devide è diventato un divario sociale e non è più sostenibile. Soprattutto perché ci sono soldi in arrivo Fondo di recupero intendeva rilanciare il paese concentrandosi sulla digitalizzazione e sull’energia pulita, due questioni che richiedono necessariamente una nuova infrastruttura di rete.
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