In Europa i segni positivi dell’inizio stanno svanendo, grazie alla debolezza del settore energetico: con l’avanzare della giornata, le stime sull’economia hanno pesato sulle menti degli investitori. Francoforte produce lo 0,57% finale, Parigi 1,43% e Londra – quello potrebbe rinunciare a Piazza Affari – segna -1,4%. Milano alla fine scende dello 0,71% nonostante Il salto di Ubi dal 4,4% al fine dell’offerta Intesa e con i conti di Inviare essere registrato. Si segnala anche l’ok dell’assemblea degli azionisti di Cattolica per la trasformazione in Spa.
Anche Wall Street si indebolisce dopo l’apertura verso l’alto, inizialmente guidata dal boom dei risultati dei giganti della tecnologia. Quando il commercio si chiude in Europa, il Dow Jones è tornato allo 0,25% in rosso, l’S & P500 ha prodotto lo 0,15% mentre il Nasdaq riesce a segnare un +0,8%. Salita che fallisce in Asia: l’impatto negativo del coronavirus sull’economia pesa di più rispetto ai dati tecnologici. Tokyo perde il 2,82%. In territorio positivo Shanghai (+ 0,57%), Shenzhen (+ 1,2%). Hong Kong incerta (-0,01%).
Lo espande leggermente diffusione tra BTP e Bund, nell’area 155 punti con un rendimento italiano a 10 anni di poco superiore all’1%. In chiusura, ilEuro scende dai massimi, a seguito dei dati sul PIL della zona euro e delle incertezze sulle prospettive economiche; dopo aver raggiunto 1,1908, in alto da giugno 2018, si stabilizza a 1,1832. Euro / yen a 125. Il dollaro / yen risale a 105,69.
Dal punto di vista macroeconomico, è di nuovo la svolta dei dati sul PIL. Nel Francia l’economia ha registrato un crollo del 13,8%: leggermente migliore del previsto. Il calo del 12,4% anche in Italia non è così pesante come temevano alcuni analisti, pur rimanendo il più grande mai visto. In Spagna è andata peggio con un -18,5%. Negli Stati Uniti, un segno di ripresa si è manifestato con la spesa dei consumatori in crescita per il secondo mese: + 5,6% a giugno.
Timidi segnali incoraggianti sono arrivati dall’Asia questa mattina. Là produzione industriale in Giappone è rimbalzato a giugno, registrando un + 2,7% mensile, dopo il -8,9% di maggio (il più basso da marzo 2009) e contro un previsto + 1,2%. Su base tendenziale, la produzione si è ritirata del 17,7%, in linea con le aspettative, dopo -26,6% a maggio. La produzione di automobili è stata la forza trainante. Dati separati mostrano che il tasso di disoccupazione scende al 2,8% a giugno, dal massimo triennale del 2,9% registrato nel mese precedente, sebbene il numero di posti di lavoro disponibili per candidato sia sceso a un minimo di oltre cinque anni. Nel Cinatuttavia, il PMI manifatturiero accelera a luglio. L’indice, calcolato dal governo, è passato da 50,9 a 51,1 punti, in alto da marzo. Al di sopra di 50 punti l’indice principale indica un’espansione dell’economia e al di sotto di questa soglia una contrazione. Gli analisti si aspettavano una frenata di 50,7 punti.
Tra le materie prime, il nuovo indebolimento del dollaro e la costante tensione sullo scenario internazionale spingono il prezzo dioro: il gold spot è salito dello 0,5% a $ 1,968 l’oncia, non lontano dal livello record di $ 1,981. Il Petrolio si indebolisce di nuovo nel pomeriggio: alla chiusura dei mercati europei il WTI perde lo 0,3% mentre il Brent sale dello 0,4%.