Ciò che un’intelligenza artificiale che gioca a poker rivela sulla vita

Per capire dove è finita l’intelligenza artificiale e dove forse non andrà mai, devi conoscere Maria Konnikova: è nata a Mosca 36 anni fa, quando aveva quattro famiglie, ebree, emigrate negli Stati Uniti; ha conseguito una laurea in psicologia ad Harvard e poi un master alla Columbia. Durante gli studi si imbatte nelle ricerche di John von Neumann, leggendario matematico scomparso nel 1957, il quale tra l’altro aveva detto che il gioco del poker è perfetto per capire come funziona la nostra capacità di prendere decisioni. Matematica più psicologia. Il mix perfetto per allenare l’intelligenza artificiale.

Konnikova decide di provare da sola: quattro anni fa, senza nemmeno sapere quante carte c’erano in un mazzo, ha iniziato a studiare; due anni dopo diventa una campionessa. Ma il punto non è il gioco, è lo studio. Incontra uno scienziato informatico della Carnegie Mellon, Tuomas Sandholm, che nel frattempo ha costruito tre programmi di intelligenza artificiale per vincere a poker. Il primo si chiama Claudico, e non è riuscito a battere il più forte. È andato molto meglio con Libratus che nell’uno contro uno si è dimostrato molto forte.

Si basa su alcuni strumenti psicologici non banali: uno analizza gli errori più comuni commessi dall’avversario, un altro cerca di capire come siamo percepiti per attuare le contromisure; ma più un algoritmo è importante per calcolare il rimpianto, maggiore è il rimpianto per una mossa non effettuata, più è probabile che lo faccia in seguito. L’obiettivo del professore della Carnegie Mellon, però, non è costruire il giocatore di poker perfetto ma un’intelligenza artificiale democratica, alla portata di tutti, che permetta a chiunque di prendere le decisioni migliori, eliminando errori di calcolo e pregiudizi dettati dalle emozioni. Come giocatore di poker, Libratus ha dimostrato di essere imbattibile ma con dei limiti: il più ovvio è che può giocare solo con un avversario alla volta; limite che il prossimo giocatore artificiale, Pluribus, non avrà.

Ma ci sono altri limiti, ancora più importanti dal punto di vista dell’intelligenza artificiale. Uno è nella natura stessa del poker che è un gioco a somma zero in cui si vince e si perde. Ma la vita non è sempre un gioco a somma zero, anzi: alcune cose non comportano la sconfitta dell’altra per vincere. Molte cose coinvolgono tutti che lavorano insieme per vincere insieme. Un modello decisionale che prevede solo la sconfitta degli altri è fallito fin dall’inizio. L’altro limite riguarda le emozioni, la capacità umana di compiere scelte irrazionali, coraggiose, imprevedibili. Forse bluffando il tuo avversario. In un recente test, Konnikova racconta in lei ultimo libro, il software di riconoscimento facciale bluff ha fallito miseramente. C’è un elemento umano che le macchine non possono capire. Ci sono più cose nella vita, conclude Konnikova, di quante possiamo scrivere in un algoritmo. Non è una critica degli algoritmi, per dirlo: è un inno alla vita.

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