L’Italia si avvia verso la terza peggiore recessione dall’unificazione. Il fatturato delle imprese è in calo, è probabile il fallimento, ma nel 2021 è prevista una graduale ripresa degli investimenti, frutto di un già rimbalzo. European House – Lo afferma uno studio dell’Ambrosetti, che oggi ha iniziato la stesura del 46 ° Foro di Villa de Esté a Sernobio. Il calo previsto del prodotto interno lordo (PIL) nel 2021 è inferiore al 10,8%, senza altri blocchi.
L’appuntamento generale con l’élite economico-economica europea sul Lago di Como si apre con un grande esempio. L’Italia è stata identificata come uno dei Paesi più colpiti dalla recessione, frutto anche di vent’anni di apnea per il Paese. Secondo un’analisi prodotta da Ambrosetti, tra il 2000 e il 2019 “il tasso medio di crescita italiano è stato dello 0,4%: un quarto della media europea”. Inoltre, “anche all’inizio dell’anno, prima dello scoppio della pandemia, si prevedeva che l’Italia avrebbe registrato la crescita più bassa in Europa (per il terzo anno consecutivo), con un tasso stimato dello 0,3%”. È peggiorato con l’arrivo del nuovo coronavirus.
La buona notizia che arriva da Chernobyl è che dalla seconda metà del terzo trimestre i consumatori italiani hanno ripreso le proprie abitudini di spesa. Un fattore che indica che l’attività economica tornerà a pieno regime nel prossimo anno è la rete delle nuove misure obbligatorie. Tuttavia, è difficile tornare ai livelli precedenti alla crisi, poiché la crescita sarà “costante e lenta per tutto il 2021”. Inoltre, se si conferma il trend attuale, “le vendite sono comprese tra il -6% nello scenario ottimistico e il -29% nello scenario pessimistico”, spiega Ambrosetti. Attualmente, tra lo scenario di base e quello più negativo, si prevede una riduzione del range inferiore del range. Cioè raggiungerà solo 2.250 miliardi entro la fine dell’anno da un fatturato di quasi 2.900 miliardi di euro registrato nel 2019.
Tuttavia, il PIL da solo non è un problema. Secondo Ambrosetti cresce l’indice di Gini sulla distribuzione del reddito che misura le disuguaglianze economiche. Nel 2017, l’ultimo dato disponibile, era a 35,9 punti, il valore più alto dal 1998 e il più alto rispetto ai principali paesi europei. Un fenomeno che è esacerbato dalle difficoltà istituzionali. Il modello utilizzato dagli analisti di Ambrosetti, basato su un campione di 112.000 aziende (grandi e PMI), mostra che il 30% delle imprese italiane è a rischio di rischio monetario. E il 17% di rischio di insolvenza. E potrebbe arrivare un’altra tessera. Per metà delle aziende intervistate, l’EBITDA sarà negativo a fine anno, considerando lo scenario più oscuro.
Alla luce di ciò, il think tank italiano sottolinea gli sforzi Tenuta da governi e banche centrali. European House – Ambrosetti stima che l’importo totale dello stimolo, inclusi sussidi, bonus, garanzie sui prestiti, incentivi e sgravi fiscali, sia equivalente a $ 10 trilioni a livello globale. Per gli analisti di Ambrosetti “crescerà in tutte le economie l’impatto sui conti pubblici dei diversi Paesi, rapporti deficit / PIL”. Tra loro anche l’Italia.