così il Ragioniere aveva messo in guardia i governi – Corriere.it

Il gioco politico

Come ciò sia stato possibile oggi non è più una questione che riguarda solo la burocrazia. È un problema politico, alla vigilia della legge di bilancio più difficile degli ultimi anni. All’interno della struttura del Mef cominciamo a sospettare che, facendo leva sui costi dei bonus, sia in corso un’operazione per mettere sotto accusa il Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta e indebolire il suo potere di veto di fronte a eventuali mosse azzardate nella legge di bilancio. Un osservatore annota: «Il primo no a una misura scoperta, decisa in vista delle elezioni europee, diranno che è Mazzotta che ha lasciato passare il disastro del Superbonus». Ma è così? Una ricostruzione dei documenti tra l’avvio del sostegno abitativo a metà del 2020 e lo scorso anno mostra una realtà più complessa e una fragilità generale delle amministrazioni. Le relazioni tecniche sull’impatto delle misure, da regolamento, arrivano dal dipartimento delle Finanze del Mef, sulla base dei dati dell’Agenzia delle Entrate e dell’agenzia per l’energia Enea.

Le stime sottostimate

Sembra che qualcosa sia andato storto qui. Ad esempio, la relazione tecnica del provvedimento di fine 2020 che estende i bonus fino al 2022 è nella legge di bilancio dell’epoca: tiene conto di 200 milioni di debito in più nel 2022 e due miliardi quest’anno. Una sottovalutazione colossale. Il resto dei criteri sono indicati nella relazione tecnica al decreto maggio 2020, quella che dà il via libera ai super bonus: “Stime effettuate applicando un metodo simile a quello utilizzato sulle detrazioni esistenti”, ovvero quelle comprese tra 35 % e 65% in vigore fino ad allora. In sostanza, l’Assessorato alle Finanze sembra aver fatto una proiezione lineare dei costi dell’ecobonus al 65%. Invece, la progressione dei costi è stata esponenziale, guidata com’era dal fatto che il proprietario della casa non pagava nulla e poteva utilizzare tutto il suo credito d’imposta come valuta trasferibile. Resta da vedere se Mazzotta avrebbe potuto respingere le stime delle relazioni tecniche e rifiutarsi di approvare i bonus per mancanza di copertura.

Le contraddizioni del Mef

Qui emergono le contraddizioni del Mef: a quanto pare la Ragioneria non ha mai avuto accesso ai modelli utilizzati dal Dipartimento delle Finanze per le sue stime, quindi non ha potuto che prenderli alla lettera. Forse era compito dell’allora ministro Roberto Gualtieri far funzionare insieme le strutture. Certamente dall’esame dei documenti emerge come fin dall’inizio, dalla metà del 2020, i politici sapessero che lo scenario che poi si è avverato nel 2023 era molto probabile: l’agenzia statistica europea Eurostat ha costretto l’Italia alla trasparenza e alla correttezza (molto) delle Aumento i deficit dal 2020 al 2022 grazie ai bonus casa.

Le opinioni (inascoltate) di Mazzotta

Mazzotta li aveva avvertiti subito che ciò sarebbe avvenuto perché i crediti d’imposta si sarebbero trasformati in soldi di tasse illimitati. Lo aveva già fatto in occasione della conversione in legge nel luglio 2020 del decreto Superbonus, prevedendo il rischio di un impatto immediato sul deficit; ma i suoi “pareri contrari” sugli articoli 119.93 e 121.42 della legge non furono ascoltati. Lo aveva fatto anche con due note di dicembre 2021 e ottobre 2022 al governo di Mario Draghi e con un “parere contrario” (non ascoltato) sulla libertà sempre più estrema di rendere trasferibili e sfruttabili i crediti d’imposta concessa nella prima legge di bilancio del governo di Giorgia Meloni. In parte, l’allentamento delle regole deriva da un’interpretazione fornita dall’Agenzia delle Entrate il 25 agosto 2022. La Ragioneria in parlamento prevede: «Particolari criticità sul debito netto 2023». Eccoci qui.

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