Il presidente dell’Autorità portuale, Daniele Rossi, esclude però ogni rischio e la presenza di depositi.
Dopo la terrificante esplosione di pochi giorni fa a Beirut le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, anche a Ravenna alcuni sono preoccupati per l’ipotesi della presenza di depositi di nitrato di ammonio al porto. Dubbio smentito dal presidente dell’Autorità Portuale, Daniele Rossi, il quale afferma che i predetti giacimenti non esistono a Ravenna e rassicura i cittadini su come manovrare questo materiale nell’area portuale ravennate.
Di seguito riportiamo la questione di Ravenna in Comune al Sindaco di Ravenna per chiedere rassicurazioni circa l’assenza di rischi per nitrato di ammonio al porto di Ravenna.
“A Beirut sono caduti il porto e metà della città. Più di 150 morti ma ancora dispersi. Proprio come il porto di Tianjin in Cina cinque anni fa. Meno vittime ad Atene, Grecia, Ovest, Texas e Tolosa, Francia, rispettivamente nel 2014, 2013 e 2001. In effetti, i porti sono i luoghi in cui è esploso il nitrato di ammonio ha fatto i danni maggiori: prima di Beirut e Tientsin avevano toccato il Texas Città, nel 1947, con oltre 400 morti. È quindi certo che il nitrato di ammonio è pericoloso e che la sua presenza in un porto è di per sé un fattore di rischio, soprattutto se nel porto stesso sono presenti sostanze combustibili.
Ravenna ha un porto e i fertilizzanti sono una delle categorie di prodotti che gestisce. Quasi 800.000 tonnellate negli ultimi sei mesi. Infatti, è una delle pochissime categorie che non ha risentito del rosso intenso in cui è affondato il traffico portuale quest’anno. Il nitrato di ammonio è un fertilizzante. Sei presente a Ravenna? Su Il Sole24Ore (“Nitrato di ammonio, in Italia le regole sono severe”, pag.16) Rossi, presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna ma anche dell’Associazione che raggruppa i porti italiani, lo esclude: “Per quanto ne so non ci sono depositi di nitrato di ammonio nei porti italiani”.
Per quanto ne sappiamo, tuttavia, a Ravenna il nitrato di ammonio è uno dei prodotti storici. Dagli anni ’50 del secolo scorso, infatti, rappresenta l’attività principale di uno stabilimento che allora era di proprietà dell’ANIC e ora appartiene alla filiale italiana di una multinazionale norvegese, Ferita. Può contare su una delle darsene storiche del porto di Ravenna, recentemente inserito tra quelli da ammodernare con uno specifico finanziamento appena deciso dal Ministero (come da informazione rilasciata dallo stesso Rossi). Si trova nel complesso petrolchimico dove non mancano le sostanze combustibili.
Senza fare inutili allarmi, riteniamo che ci sia abbastanza per chiedere al Sindaco di Ravenna ulteriori rassicurazioni sull’assenza di rischi per la popolazione a prima vista l’affermazione del presidente della Capitaneria di porto non appare fondata. Il Sole24Ore ci ricorda che abbiamo “Seveso III (in applicazione della direttiva UE numero 2012/18, recepita in Italia con D.Lgs 105 del 2015), che è un atto consolidato sul controllo del pericolo di incidenti industriali rilevanti per utilizzo di sostanze pericolose Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e il Ministero dell’Ambiente hanno individuato in Italia 995 impianti suscettibili di creare incidenti rilevanti (520 in più a rischio e 475 di soglia inferiore), soggetti a Seveso controlli ».
Chiediamo quindi al Sindaco di segnalare con urgenza l’inserimento o meno di Yara (o altri che si occupano di questo prodotto all’interno del territorio ravennate) tra i siti soggetti a controlli “Seveso” e, in caso affermativo, tempestiva informativa sui sopralluoghi che dovrebbe avere è stato effettuato in conformità a quanto previsto dal “Seveso” (art. 27) “.
Come riportato dal Corriere Romagna, Daniele Rossi (presidente dell’Autorità Portuale) nega l’esistenza di depositi di nitrato di ammonio nel porto di Ravenna e che la loro presenza sia limitata alle operazioni veloci durante le quali viene manovrato nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini.