Sanzioni, sanzioni e ancora sanzioni. Questo è l’orientamento di Bruxelles contro la Russia dallo scoppio del conflitto ucraino. Una linea rigorista che, all’inizio di quest’estate, era arrivata addirittura al decimo pacchetto di misure restrittive in termini di importazioni ed esportazioni da e per Mosca. Tra i contenuti delle ultime limitazioni figuravano alcune merci già soggette a restrizioni europee, come quelle relative al settore siderurgico, oliobeni di lusso, ma anche quelli legati alla navigazione marittima e molto altro ancora.
Sanzioni alla Russia
Ovviamente non poteva mancare la questione più delicata, ovvero quella relativa gas di Mosca. Da quest’ultimo punto di vista l’Unione Europea ha sempre cercato di perseguire un percorso semi-autarchico. Da un lato il tentativo di essere autosufficienti; ma dall’altro, cercare di sostituire nel medio termine le forniture russe con un altro partner. Nel caso italiano, ad esempio, prima Mario Draghi e poi Giorgia Meloni hanno optato per l’Algeriache oggi è diventato il primo Paese da cui Roma importa gas.
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Eppure, unire le esigenze di 27 Stati membri, con livelli economici diversi, è apparsa fin dall’inizio un’impresa a dir poco difficile e che rischiava di creare potenziali distorsioni. Anche prendendo in considerazione i precedenti casi di centralizzazione economica dell’Ue, quello della moneta unica è un caso evidente. Ebbene, più volte nelle colonne di questo sito è stata sottolineata l’oggettiva impossibilità da parte dei Paesi dell’Est – in particolare dell’Ungheria – di staccarsi dal gas e dal petrolio di Moscadato che le forniture del Cremlino superavano l’80 per cento del totale delle forniture dello Stato governato da Orban.
Gas russo, il fallimento dell’Ue
Insomma, percentuali impossibili da ridurre nel breve periodo e che, più volte, hanno portato Budapest a presentare i propri dubbi a livello Ue sui divieti russi sul gas. Ora, a quasi due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, anche la Commissione Europea se ne sta rendendo conto. Ieri sera, infatti, Bruxelles ha proposto di farlo eliminare il divieto permanente sulle importazioni di gas dalla Russia, proposta dal Parlamento Europeo, a favore della soluzione meno restrittiva – quella del Consiglio Ue – che introduce la possibilità per gli Stati membri di decidere su un divieto temporaneo delle importazioni dalla Russia e dalla Bielorussia, “se ciò è necessario per proteggere i loro interessi essenziali di sicurezza”. Ed è proprio questo il caso ungherese.
La decisione nasce dal tentativo di compromesso tra Parlamento e Consiglio Ue sul pacchetto di riforme del mercato del gas e dell’idrogeno, in vista del trilogo di giovedì prossimo. Allo stesso tempo, però, può essere interpretato come reale abbassa i pantaloni verso la Russia, dopo lunghi mesi di limitazioni e restrizioni, che hanno danneggiato più alcuni sanzionatori (soprattutto i Paesi dell’Est Europa, appunto) che il sanzionato. Un fallimento da Bruxelles.
Matteo Milanesi, 27 settembre 2023