Secondo le voci delle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno ufficialmente inserito SMIC, il più grande produttore di chip della Cina, nella sua lista di aziende “sorvegliate”. Come per altre società che sono finite nel mirino dell’amministrazione statunitense, d’ora in poi le aziende americane che vogliono fare affari con SMIC dovranno richiedere una licenza speciale al Dipartimento del Commercio statunitense, che sarà responsabile dell’autorizzazione o meno l’esportazione di prodotti all’entità “Nemico”. Non è ancora un divieto esplicito di fare affari con SMIC, ma il governo degli Stati Uniti avrà un controllo più stretto sui tipi di prodotti e tecnologie che verranno forniti all’azienda cinese.
Gli Stati Uniti vogliono colpire SMIC, il più grande produttore cinese di chip. Che affonda nella borsa
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L’accusa ufficiale, che verrebbe direttamente dal Pentagono, è che SMIC fornisca componenti anche al settore militare cinese, accusa che l’azienda respinge fermamente in un comunicato diffuso questa mattina:
SMIC ribadisce che produciamo semiconduttori e forniamo servizi esclusivamente per usi civili e commerciali […]. L’azienda non ha alcun rapporto con l’esercito cinese e non produce per alcun utente finale o uso finale militare.
Nella stessa nota, SMIC fa anche sapere di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dal governo degli Stati Uniti o dai suoi fornitori e di aver preso la notizia da note stampa come tutti gli altri.
Il problema principale è che, come la maggior parte dei produttori di chip e processori, SMIC dipende fortemente da molte tecnologie americane: dei 30 principali fornitori dell’azienda cinese, 10 battono bandiera degli Stati Uniti e trovare alternative in caso di inasprimento dei rapporti non sarà facile. La decisione statunitense mette all’angolo anche Huawei, che già fatica a trovare nuovi partner per la produzione di componenti per i suoi prodotti.