Il Drago contro lo Zio Sam. Chi vincerà la sfida del Pil

Un sondaggio di Foreign Affairs condotto tra alcuni economisti ed esperti di caratura internazionale sembra propendere per un possibile futuro sorpasso. Ma la verità degli ultimi anni è che Pechino cresce poco e in modo disordinato. E non è solo il debito

Quindici contro tredici. E poi un gruppo di indecisi, di fronte a una domanda che non potrebbe essere più difficile: riuscirà un giorno l’economia cinese a superare quella americana? Una domanda posto dall’autorità rivista Affari Esteria un pool di esperti ed economisti, che finora si sono occupati del Dragone e dei suoi mali, ma anche degli Stati Uniti, proprio nei giorni in cui a San Francisco, teatro dell’Apec Forum, Washington e Pechino tentano nuovamente la strada della collaborazioneanche grazie alla tela di Janet Yellen.

Ebbene, su 34 intervistati, quindici hanno affermato di essere complessivamente d’accordo sul fatto che la Cina, previa ristrutturazione della sua economia, potrebbe un giorno superare gli Stati Uniti, mentre tredici la pensano diversamente e cioè che Pechino non sarà mai in grado di battere gli Stati Uniti. il campo statunitense. I restanti sei economisti, invece, sono neutrali. Tra coloro che credono che la Cina possa tentare il sorpasso c’è ad esempio Andrew J. Nathan, professore di scienze politiche alla Columbia University, per il quale “il tasso di crescita della Cina ha rallentato ed è probabile che continui a rallentare in assenza di riforme drammatiche che spostino grandi quantità di denaro dal controllo statale nelle mani dei consumatori, cosa che sposterebbe anche il potere politico Ma l’economia è così grande che, anche con un tasso di crescita lento, alla fine supererà l’economia statunitense in termini di PIL denominato in dollari”.

Di parere completamente diverso Haemin Jee, professore e assistente professore presso l’Accademia militare degli Stati Uniti a West Point, per il quale “sebbene la Cina abbia sperimentato una crescita incredibile a partire dagli anni ’80, deve affrontare molte sfide demografiche e sociali che potrebbero ostacolare il progresso economico. Una popolazione che invecchia sempre più, un sistema sanitario inadeguato, le sfide sociali legate all’urbanizzazione, una regolamentazione e uno stato di diritto deboli e la disuguaglianza nel livello di istruzione sono tutti ostacoli significativi alle ambizioni della Cina”.

Decisamente scettico sulla possibilità che la Cina superi gli Stati Uniti Michael Pettis, professore di Finanza presso la Guanghua School of Management dell’Università di Pechino e membro senior del Carnegie Endowment for International Peace China. “I profondi squilibri strutturali della Cina sono stati riconosciuti negli ultimi anni ma non sono ancora stati affrontati. Una volta che Pechino deciderà, o sarà costretta dall’aumento del debito, ad affrontare e risolvere questi squilibri, l’unico modo per mantenere elevati tassi di crescita del PIL è attraverso trasferimenti interni di ricchezza che non sono impossibili ma saranno politicamente molto controversi”.

Opinioni a parte, i fatti oggi raccontano di una Cina in piena crisi, anche sociale. Il fatto è che nel Drago non si consuma più come una volta. Se c’è un carburante per la crescita frenetica e, a volte, sorprendente a cui Pechino ha abituato il mondo negli ultimi 30 anni, è proprio il consumo. Più i cinesi acquistavano, più l’economia prosperava. Ma ora qualcosa si è rotto e non sarà facile rimetterlo a posto.

Se le persone non acquistano, i prezzi scendono e la crescita si ferma. E gli ultimi dati che arrivano dalla Cina dicono proprio questo. E cioè che l’indice generale dei prezzi in ottobre ha registrato un calo dello 0,2% su base annua, dando agli analisti l’occasione di parlare apertamente di “ritorno alla deflazione” della Cina. Tutto ciò, inutile dirlo, è il precursore di una recessione. Ma forse non tutti gli economisti sono d’accordo.

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