DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Va andando in giro con la pistola, gli piace estrarla: contro una guardia araba in un parcheggio di Tel Aviv che, secondo lui, lo aveva minacciato. Brandendola verso i palestinesi del quartiere Sheik Jarrah a Gerusalemme, nonostante fossero circondati e protetti dalla polizia israeliana.
Agitato e agitato, anche adesso È ministro della Sicurezza nazionale da 11 mesi: Itamar Ben-Gvir viaggia attraverso il paese come se fosse in campagna elettorale, organizzando eventi pubblici dove distribuisce fucili e mitragliatrici alle squadre di protezione comunitaria perché – come proclama – “se una rivoltella può proteggere una famiglia, un fucile può salvare un intero condominio”.
Le performance del leader del Potere Ebraico hanno irritato gli americani: Gran parte delle forniture provengono dagli Stati Uniti e il Dipartimento di Stato ha minacciato di bloccarle se non verranno fornite esclusivamente all’esercito e alla polizia. Inoltre, il rappresentante dei coloni vive a Kiryat Arba, non lontano dalla Hebron palestinese – organizzare consegne con fotografi al seguito in città come Bnei Brak ed Elad dove si concentrano i voti per la destra. Washington ha anche avvertito che potrebbe bloccare gli ordini effettuati dal governo israeliano ai produttori privati.
Oltre 700 pattuglie di quartiere furono organizzate in tutto il paese in seguito ai massacri del 7 ottobre. Per calmare gli alleati ora devono indossare giacche che li rendano riconoscibili ed evitino l’effetto cittadino-vigilantes. Ben-Gvir aveva già sponsorizzato negli ultimi mesi la concessione di nuove licenze per le armi, 30mila in più da inizio 2023. Israele ha sempre avuto leggi sulle licenze molto restrittive e le richieste diminuivano. La tendenza si è invertita durante gli 11 giorni di conflitto contro Hamas nel maggio 2021, con scontri nelle città in cui convivono ebrei e arabi israeliani.
Benny Gantzl’ex ministro della Difesa che ha lasciato l’opposizione per unirsi al gabinetto di guerra limitato, è intervenuto proprio per mantenere quell’unità e quella solidarietà spontanea dopo le stragi, i terroristi hanno ucciso anche almeno 20 arabi: “Il dolore ci unisce, lottiamo per la casa di cui fate parte”. Mansour Abbas, leader del partito arabo Ra’am, lo ha invitato “a non reagire alle provocazioni e a non incitare alla violenza”.