Il primo impianto agrivoltaico in Italia che coltiva alghe

algovoltaico
Crediti: ENEA

L’impianto algovoltaico sperimentale vanta una potenza fotovoltaica di 7 kW

(Rinnovabili.it) – Il alghe sono considerati uno dei prodotti più promettenti del settore economia blu europea. La loro trasformazione può dare vita a una lunga lista di prodotti, dai biocarburanti ai medicinali, passando per mangimi, imballaggi e filtri. Allora perché non promuoverne la coltivazione abbinando alla coltura anche la produzione di energia? Da questa intuizione nasce il primo sistema agrivoltaico in Italia integrata con una coltura algale. Il progetto è il risultato di un accordo siglato nel 2021 tra ENEA ed Enel Green Power per la sperimentazione del mix innovativo presso il Centro Ricerche ENEA di Portici. Oggi lo stabilimento – ribattezzato con il nome “algovoltaico” – è fatto e finito e in uno spazio di circa 40 metri quadrati mette a frutto le due produzioni.

“I vantaggi dell’approccio adottato sono molteplici”, sottolinea Cancro carminio, ricercatore presso il Laboratorio ENEA Smart grid e reti energetiche del Centro Ricerche di Portici. “Innanzitutto le alghe permettono di sfruttare l’energia proveniente dal sole meglio rispetto alle colture tradizionali poiché hanno una maggiore efficienza fotosintetica; inoltre, hanno un alto valore ambientale in quanto consumano anidride carbonica, trasformandola in biomassa attraverso la fotosintesi e rilasciando ossigeno puro nell’atmosfera. Non ultimi gli aspetti pratici, come il fatto che la soluzione tecnologica sviluppata ben si adatta anche ad interventi di ‘retrofit’ di impianti fotovoltaici esistenti”.

Il valore economico delle alghe

Dal 5 al 7 ottobre di quest’anno si è tenuto a Parigi il primo vertice europeo sulla sensibilizzazione sulle alghe. Un evento nato per sensibilizzare le amministrazioni degli Stati membri dell’Unione Europea e il grande pubblico sui benefici che la coltivazione di questi organismi può apportare alle economie nazionali e regionali, alle persone e alla rigenerazione degli oceani. D’altronde oggi lo è l’Unione Europea uno dei maggiori importatori di prodotti a base di alghe in tutto il mondo. E si stima che la domanda comunitaria raggiungerà gli 8 milioni di tonnellate nel 2030, per un valore di 9 miliardi di euro nel 2030.

Previsioni non troppo sorprendenti se si considera il contributo che l’algocultura può dare agli obiettivi Ue di decarbonizzazione, lotta all’inquinamento, circolarità, conservazione e ripristino della biodiversità. Le alghe possono, infatti, sostituire prodotti di origine fossile e fungere da materia prima per biostimolanti vegetali, biocarburanti, alimenti e mangimi sostenibili, prodotti farmaceutici e nutraceutici, biostimolanti vegetali, imballaggi di origine biologica, cosmetici e altri prodotti bio.

Il rapporto “Cibo dagli oceani“, pubblicato nel 2017 dal meccanismo di consulenza scientifica di alto livello della Commissione europea, indica che le alghe marine hanno il potenziale per soddisfare la domanda prevista di oltre 100 milioni di tonnellate di biomassa aggiuntiva per il consumo umano nei prossimi vent’anni. Mettere a sistema le colture europee è quindi essenziale, ma lo è anche creare sinergie dove e quando possibile

Come funziona il sistema algovoltaico?

L’impianto algovoltaico, appena ultimato al centro di Portici, è integro 7 kW di pannelli solarimono e bifacciale, con fotobioreattori tubolari in vetro. Questi ultimi contengono una sospensione acquosa di microalghe, che scorre al loro interno. I tubi sono posti sotto i moduli fotovoltaici, organizzati in due schiere verticali parallele e collegate tra loro in modo da creare un serpentino continuo in cui circola la soluzione. Quando le microalghe raggiungono la densità e lo stato di maturazione desiderato, vengono raccolte utilizzando una potente centrifuga che le separa dall’acqua.

Poiché la luce solare è fondamentale per la crescita di questi organismi, il progetto ha studiato uno specifico layout di integrazione con il fotovoltaico per garantire i migliori risultati in termini di resa algale. L’esperimento è stato avviato a settembre, in collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II, e i ricercatori stimano a produzione annua di circa 30 chilogrammi di alghe (peso a secco).

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