Thiago Motta ha il”fisica del ruolo“ad allenare l’Inter in futuro. Non ce n’era bisogno, ma la conferma arriva anche dal 2-2 in rimonta strappato dal Bologna a San Siro. Dove nemmeno l’uno-due micidiale di Acerbi e Lautaro riesce a mettere ko i suoi, plasmato in un anno di lavoro. Nonostante l’assenza di tre difensori titolari su quattro, i rossoblù visti ieri pomeriggio sembrano lontani parenti dei giocatori disorientati e surclassati per 6-1 nel novembre 2022. Bravo il 41enne tecnico italo-brasiliano a capire su quali giocatori puntare e farli crescere, per poi farsi sentire sul mercato dalla società. Che in estate gli ha fornito altri elementi funzionali al suo gioco. “Non ci si può permettere di fare sempre le stesse cose in campo, bisogna studiare delle alternative”: le parole di Thiago Motta risuonano come un messaggio rivolto a qualche illustre collega.
Come già accaduto in passato con Conte, Inzaghi viene criticato per non avere un “piano B”. La verità è che l’Inter è una squadra costruita attorno al tavolo per giocare praticamente sempre e solo con il 3-5-2. In rosa non ci sono veri e propri attaccanti esterni di ruolo: Cuadrado e Sanchez non hanno più l’età per volare sulle fasce, Thuram sarebbe una soluzione d’emergenza. Invece Il Bologna ha l’imbarazzo della scelta tra Orsolini, Ndoye, Karlsson e Saelemaekers (altro ex milanista uscito imbattuto da San Siro dopo Castillejo del Sassuolo).
Ieri in campo la persona che più ha attirato l’attenzione è stata Lewis Ferguson. Lo scozzese classe ’99 è il centrocampista fisico e “forte” che manca a Inzaghi. Basta guardare le dirette concorrenti per lo scudetto: il Milan ha Loftus-Cheek, la Juventus ha Rabiot, il Napoli ha Zambo Anguissa e l’Inter (pur potendo contare su un centrocampo ampio e di qualità) non ne ha uno così. Non a caso all’inizio del mercato Inzaghi aveva espresso a proprietà e dirigenza il desiderio (irrealizzato) di allenare nuovamente Milinkovic-Savic.