Serraj ha sospeso Bishaga e lo ha messo sotto inchiesta con la scusa di non aver impedito ad alcune milizie di Tripoli di sparare ad alcune manifestazioni di cittadini (fortunatamente senza provocare vittime) inscenate nei giorni scorsi nella capitale contro lo stesso governo, contro la corruzione. e la mancanza di elettricità. Serraj, che da mesi osserva impotente l’accrescimento di peso politico del suo rivale Bishaga, evidentemente ha preso la palla per mettere sotto tiro Bishaga, accusandolo di non essere riuscito a gestire la piazza.
Nei 14 mesi dell’assedio di Tripoli da parte del generale Haftar, Bishaga era diventato de facto l’uomo forte. Ex pilota militare, abile politico cresciuto velocemente dopo la rivoluzione, Bishaga in assenza di un ministro della Difesa era stato il ministro capace di sostenere lo sforzo di coordinamento dei comandanti militari e soprattutto di collegamento con gli stati alleati di Tripoli.
Prima di tutto è l’uomo dei rapporti con Turchia e Qatar. Non è un caso che secondo alcune indiscrezioni non confermate, Bishaga sia attualmente in visita in Turchia insieme al presidente del Consiglio di Stato (Senato) Khaled Mishri. Ma allo stesso tempo Bishaga è un uomo su cui gli Stati Uniti fanno molto affidamento, per la sua capacità e la sua professionalità: durante la battaglia per la liberazione di Sirte nell’estate del 2016, Bishaga ha sviluppato un rapporto molto intimo con i militari americani, con la CIA e con i servizi segreti britannici.
Nella notte i notiziari libici hanno pubblicato il decreto di Serraj: il primo punto indica che “il ministro Fathi Bishaga è sospeso per precauzione; deve presentarsi per un’indagine amministrativa davanti al Consiglio di Presidenza entro 72 ore dalla decisione ”.
Il decreto specifica poi che il ministro “sarà interrogato sui permessi per le manifestazioni di piazza e sulla protezione che avrebbero dovuto ricevere i manifestanti scesi in piazza nei giorni scorsi”.
Alla gestione del ministero viene infine nominato il sottosegretario al ministero dell’Interno Khaled Ahmed Mazen, “gli vengono conferiti tutti i poteri e le competenze sovrane e amministrative già assegnate al ministro”.
Nella notte a Tripoli le milizie nemiche di Bishaga hanno applaudito e persino lanciato fuochi d’artificio: il ministro dell’Interno da mesi aveva reso noto il suo progetto di ridimensionare quelle stesse milizie che strangolano Tripoli e riportarle gradualmente sotto esercito e polizia. Ma per fare questo Bishaga ha dovuto contare su una milizia, la più potente e professionale, la “Rada” guidata dal salafita Abdurraouf Kara. Questo lo ha privato di credibilità e soprattutto ha lasciato che le voci che fosse legato ai Fratelli Musulmani viaggiassero sempre più veloci.
Ieri la “Tripoli Protection Force”, che è un cartello di 4 milizie di Tripoli che si sono alleate proprio per frenare il tentativo di normalizzazione di Bishaga, ha diffuso un comunicato accusando il ministro ei Fratelli Musulmani di “cercare il potere con ogni mezzo: siamo rimasti in silenzio gli ultimi giorni, durante i quali la capitale, Tripoli, ha assistito a un’ondata di proteste popolari che chiedevano riforme e lotta alla corruzione. Vediamo che il gruppo malvagio dei Fratelli Musulmani cerca di conquistare il potere in ogni modo ”.
Lo scontro tra Serraj e Bishaga avrà l’effetto immediato di indebolire il governo di Tripoli, complicando ancora di più gli sforzi per la pacificazione del Paese. A complicare in particolare il lavoro della Turchia che è stata putava su Serraj e Bishaga per mantenere il suo ruolo decisivo in Tripolitania.