Juve ufficialmente tra le protagoniste del campionato
“Una partita non cambia le prospettive: Milan, Inter e Napoli restano le favorite, puntiamo a uno dei primi quattro posti facendo un passo alla volta” [Massimiliano Allegri]
Una vittoria pesantissima, senza le sue stelle (Vlahovic e Chiesa) al top della condizione. Lo 0-1 del Meazza è una dimostrazione di forza e un messaggio chiaro al campionato: La Juventus è ufficialmente una delle contendenti allo scudetto. Anche se il suo allenatore continua a sostenere il contrario. Alla vigilia del tour de force autunnale che Inter e Milan (rispettivamente +2 e +1 in classifica) dovranno affrontare nelle prossime settimane, i bianconeri sono ormai consapevoli che il gruppo è compatto e l’ambiente è rivitalizzato dopo un stagione disgraziata come la 2022/23.
Dalle facce corte, dall’attesa al lancio della giacca, lo spettacolo Allegri è tornato
Porta nome e cognome la firma sul successo della Juventus in casa del Diavolo: Massimiliano Allegri. Una partita giocata con la filosofia che ha caratterizzato la carriera dell’istrionico giocatore livornese: attesa, breve musismo nel risultato e finale da Amarcord con tanto di lancio di giacca e cravatta e calci a cartelloni pubblicitari e bottiglie per un brutto colpo. palla gestita nel recupero. Torna lo show di Allegri e in un gruppo giovane come quello bianconero un leader come Max può davvero essere il valore aggiunto.
Manuel Locatelli (Juventus)
Credito Foto Getty Images
Locatelli, un gol che sa di vendetta
Nemmeno la migliore sceneggiatura di un film di Scorsese avrebbe potuto fare di meglio: 2016-2023. La storia si ripete, sette anni dopo, esattamente il 22 ottobre. Nona giornata a San Siro, come domenica sera. Cambiano solo il gol, la maglia e il minuto, quest’ultimo di pochissimo (in rossonero al 65′, in bianconero al 63′). Il protagonista di Milan-Juve è sempre lui: Manuel Locatelli. Tiro da fuori area: nel 2016 un’impresa che lo lanciò nel mondo del calcio a soli 18 anni. Nel 2023 un sigillo, con una deviazione decisiva di Krunic, che ha voglia di vendetta dopo il “fallimento” del Diavolo nel 2018, verso il Sassuolo. Era il destino.
La chiave tattica: l’1vs1 di Kean
Giocatore spesso criticato, non particolarmente prolifico, altalenante. Vero, ma Moise Kean domenica sera ha letteralmente portato a spasso la difesa rossonera partendo dall’abc del calcio, l’uno contro uno, concesso sistematicamente da Tomori e Thiaw, entrambi colpevoli dell’episodio che ha portato all’espulsione del tedesco. Nell’azione – svolta decisiva del match – il primo è in ritardo nella fase di ritirata, il secondo, anticipato e lasciato solo, sceglie di abbattere l’avversario senza pensarci due volte, al 40′ del primo tempo e ad una distanza non vicinissimo alla porta difesa da Mirante. Esperienza e dettagli fanno la differenza.
Diavolo, in cerca di cinismo
Trentatré tiri in tre partite (Dortmund, Genoa, Juventus), un gol. È questo il dato statistico che non può far dormire sonni tranquilli Stefano Pioli. Contro i bianconeri l’occasione migliore finisce sui piedi di Giroud, gran giravolta e vero miracolo di Szczesny. Manca densità in area di rigore e soprattutto cinismo da parte delle big (il goffo colpo di tacco di Leao contro il Dortmund è ancora negli occhi dei tifosi rossoneri). A ciò si aggiungono la condizione non ottimale di Okafor, la sostituzione “obbligatoria” di Pulisic, l’infortunio di Chukwueze e la presenza/assenza di Jovic alle prime uscite in rossonero. Rinviato l’attacco del Diavolo, così come il centrocampo, orfano di Loftus-Cheek (in dubbio per il PSG) e poco ispirato.
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