Mitznefet compare tra i soldati israeliani: cosa si nasconde dietro il cappello da “cuoco”.

Alcuni reparti degli eserciti mondiali sono dotati di un particolare copricapo che li distingue da tutti gli altri. In Italia, gli Alpini sono noti per avere una piuma nera sul berretto, i Bersaglieri, il cui copricapo è ornato di piume di gallo cedrone, senza dimenticare i diversi colori del berretto per alcune unità, come quello amaranto dei paracadutisti e quello verde uno di incursori della Marina Militare Italiana.

All’estero forse i più famosi sono i legionari francesi con il kepi bianco – però non utilizzato in combattimento – ei berretti verdi delle forze speciali americane. Anche nelle IDF da alcuni anni osserviamo la comparsa di uno strano copricapo che somiglia ad un cappello da “cuoco”: il suo nome è mitznefet.

A cosa serve il mitznefet?

Si tratta di una sorta di rete, disponibile in diversi colori, che si adatta sia all’elmo che alla testa del soldato. Il suo scopo è migliorare le capacità di mimetizzazione in vari ambienti. I mitznefet di oggi sono reversibili, consentendo a chi li indossa di alternare la mimetizzazione per diversi tipi di ambienti di combattimento, come luoghi desertici o boscosi. Le sue origini però, come riferisce La guidasono controversi.

Innanzitutto, questo particolare copricapo è apparso nelle IDF solo all’inizio degli anni ’90, e nel tempo ha assunto forme e dimensioni diverse – alcune molto grandi -, in secondo luogo l’attribuzione alle IDF non è esclusiva, in quanto lo stesso tipo di copricapo è stato osservato anche in altri eserciti in passato ed è comparso anche sul fronte avversario: membri del braccio armato di Hamas, conosciuto come le Brigate Izz ad-Din al-Qassamsono stati visti indossarlo durante cerimonie speciali, sfilate e in teatri operativi.

Sempre secondo La guida, la parola mitznefet può essere tradotta in diversi modi con il significato di “copricapo”, “berretto” e “turbante”. Inoltre, un turbante noto come mitznefet veniva indossato dal sommo sacerdote ebreo nel tempio di Gerusalemme durante il periodo dal 586 a.C. al 70 d.C., da cui deriverebbe il significato moderno della parola.

L’utilità del mitznefet è rappresentata dalla possibilità di camuffare il casco alterando la sua forma per adattarsi all’ambiente circostante, se comunque si tratta di un ambiente naturale. Viene utilizzato anche per evitare che eventuali fonti di luce si riflettano sul casco, poiché i mitznefet sono generalmente realizzati in materiale a rete. Questo è un problema del tutto secondario dei caschi moderni rispetto al passato, ma costituisce comunque un altro potenziale vantaggio. Il mitznefet può anche provvedere protezione dal sole ed è facilmente regolabile per fornire la massima copertura della testa: un vantaggio fondamentale nei caldi deserti del Medio Oriente. Inoltre, come detto, può essere indossato anche senza casco, come se fosse un grande berretto.

Perché l’IDF non indossa mimetiche

Va inoltre ricordato che, per tradizione consolidata dal 1948, i soldati israeliani, a differenza degli altri, non indossano uniformi da combattimento mimetiche, preferendo solo quelli in due tonalità: verde oliva e kaki. Quindi il mitznefet potrebbe effettivamente essere una soluzione per cercare di dare una qualche forma di mimetizzazione al personale, soprattutto a chi fa parte dei tiratori scelti.

È altrettanto probabile che questo copricapo sia stato utilizzato su iniziativa di alcuni soldati durante la campagna di guerra in Libano nel 1994, e successivamente adottato in via semiufficiale da tutti i reparti per poi passare, in tempi recenti, ad una formalizzazione dell’equipaggiamento.

Possiamo discutere dell’efficacia mimetica del mitznefet: la sua capacità di deformare la sagoma del soldato è indiscutibile, ma in maniera il contesto urbano è di scarsa utilità e può creare problemi, a causa della tendenza della rete ad impigliarsi in alcuni oggetti. Gli unici reparti dell’IDF che non lo utilizzano sono le forze speciali, che adottano elmetti convenzionali espressamente destinati a questo tipo di operazioni.

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