Mario Draghi interviene sul negoziato per la riforma del Patto di stabilità, da approvare entro fine anno, per evitare che le vecchie regole, sospese durante la pandemia, vengano applicate dal prossimo gennaioma ora inadeguato alle nostre sfide comuni, aprendo la porta a un’unione fiscale. « Scivolare passivamente nelle vecchie regole fiscali sarebbe il peggior risultato possibile»scrive Draghi in un intervento su L’economista, dove è noto che gli articoli non sono firmati. Ecco perché L’Europa ha bisogno di “nuove regole e di una maggiore condivisione della sovranità”. “, sostiene il primo.
Transizione verde e digitalizzazione
Le regole fiscali dovrebbero essere sia rigide, per garantire credibilità a medio termine, sia flessibili, per consentire ai governi di reagire a shock imprevisti, afferma Draghi. Sottolineando che “le regole attuali non sono né l’una né l’altra cosa e portano a politiche troppo flessibili in tempi di boom e troppo rigide in tempi di crisi”. La proposta della Commissione Europea aiuterebbe a risolvere il problema della prociclicità (misure che accentuano le fluttuazioni del ciclo economico, aggravando le fasi recessive). Ma anche se fosse pienamente attuata, “non dissolverebbe del tutto il compromesso tra regole rigide e flessibilità”.
Transizione verde e digitalizzazione
La soluzione è trasferire “maggiori poteri di spesa al centro”. Il problema, infatti, non è più quello di evitare trasferimenti da un Paese forte a uno debole, ma di allineare la spesa federale e gli incentivi fiscali al perseguimento di obiettivi comuni, per poter competere a livello globale e affrontare le sfide attuali, come lo sta facendo l’amministrazione Biden. L’Europa potrebbe raggiungere un equilibrio simile a quello americano se parte degli investimenti necessari per gli obiettivi comuni – dalla lotta al cambiamento climatico alla difesa – fossero realizzati a livello federale. Come il resto è successo durante la pandemia con il piano che stanziava 750 miliardi per la transizione verde e la digitalizzazione. “L’indebitamento e la spesa a livello federale porterebbero a una maggiore efficienza e a un maggiore spazio fiscale, poiché i costi di indebitamento aggregati sarebbero inferiori”, spiega l’ex presidente della Bce. Mentre le politiche fiscali nazionali potrebbero concentrarsi «sulla riduzione del debito e sull’accumulo di riserve per i periodi difficili».
L’allargamento dell’UE insieme al rafforzamento del centro
Tali riforme significherebbero “mettere in comune una maggiore sovranità e richiederebbero quindi nuove forme di rappresentanza e un processo decisionale centralizzato”, scrive. Avvertendolo con l’allargamento dell’Ue ai Balcani e all’Ucraina bisognerà “evitare di ripetere gli errori del passato”espandere la periferia senza rafforzare il centro, altrimenti rischiamo di diluire l’Ue invece di metterla in grado di agire”.
Strategie che in passato hanno portato prosperità e sicurezza all’Europa — la dipendenza dall’America per la sicurezza, dalla Cina per le esportazioni e dalla Russia per l’energia, sono ormai diventate “insufficienti, incerte o inaccettabili”, riconosce Draghi. Quindi “l’unica strada è un’unione più stretta”.