Paolo, il medico di Pavia che curò Mandela, ucciso da Covid in Zambia

Dell’Africa ha detto che era la mia casa. Era stato il medico personale di Idi Amin Dada, l’ex dittatore ugandese, e aveva curato Nelson Mandela, l’uomo che aveva cancellato l’apartheid dal Sudafrica. Nella sua vita (un romanzo tra Kipling, Salgari e Wilbur Smith) aveva deciso di affrontare gli ultimi rifugiati, i malati di HIV e Ebola. Assistendoli tutti. L’ultima sfida era studiare il Coronavirus in Zambia, dove era consulente del Ministero della Salute e dove stava realizzando un progetto in collaborazione con l’ospedale Sacco di Milano. Appena Covid tagliò Paolo Marandola, 82 anni, un dottore pavese con un curriculum infinito. Si è ammalato in pochi giorni e sabato è andato in ospedale a Lusaka.

La partenza

Era partito da Malpensa l’8 luglio e il giorno prima era andato a salutare lo specialista in malattie infettive Massimo Galli. Ci siamo incontrati in Zambia molti anni fa – ricorda il capo del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco – quando avevo a che fare con l’HIV. Non ci siamo mai persi di vista l’un l’altro e il mese scorso mi ha chiesto una collaborazione per un progetto in un’area che si trova vicino a Lusaka. L’idea, che mi ero messo a disposizione volentieri con i miei ragazzi, era quella di ripetere ciò che Sacco faceva a Castiglione d’Adda, la città trasformata in laboratorio dopo la proiezione di tappeti su tutti i 4.700 abitanti. Sarebbe stato un esperimento importante, utile per capire cosa circola in Africa e per costruire strategie di difesa. Galli si ferma per un momento, poi riprende spostato: il progetto può continuare lo stesso, forse nominandolo solo per Paolo.

La carriera

Marandola – ordinaria di Andrologia a Pavia – è successa in Africa per caso. Fu un padre comboniano che gli chiese un periodo di volontariato in Uganda. Era il 1971 e Amin era appena salito al potere con un colpo di stato. Il dittatore aveva scacciato tutti i dottori britannici – disse lo stesso Marandola in un’intervista al libero professionista Marco Simoncelli – e i nuovi ospedali furono tutti abbandonati. L’unico medico italiano nel reparto ha impiegato ben poco ad essere apprezzato da Amin, di cui è diventato medico personale fino al 1975, quando le uccisioni ordinate dal despota divennero di dominio pubblico e le persone torturate ferocemente arrivarono all’ospedale. Un giorno il giornalista Carlo Rossella, allora inviato di Panorama, gli chiese aiuto per intervistare Amin. Che dopo aver letto l’articolo – beffardo – è diventato furioso. Il dottore fu costretto a fuggire e ritirarsi nello Zimbabwe, che all’epoca accoglieva i capi del Congresso nazionale africano – il partito di cui Mandela era il leader – esiliato dal Sudafrica.

La decisione

Paul decise di rimanere lì, prendendosi cura di quelli in cattive condizioni dopo la brutalità in prigione. Un tempo presidente, Madiba voleva incontrare quel coraggioso dottore pavese. A cui da qualche tempo ha anche affidato la sua salute. Quindi il dottore si stabilì a Lusaka dove ospitò, tra le altre cose, Enza Tomaselli, la segretaria di Craxi che dopo Tangentopoli pensava di vivere in Zambia. I figli del dottore, Ivan e Candy, dissero che anche nell’ultima telefonata, papà stava pensando al suo studio su Covid e quando sarebbero arrivati ​​i kit di screening.

5 agosto 2021 (modifica il 5 agosto 2021 | 22:27)

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