Politici con il bonus di 600 euro, Tridico non fa i nomi e (ancora) mette in discussione la privacy. “La task force antifrode ha indagato sulle anomalie e sta valutando eventuali richieste di restituzione”

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Non dà, come tutti si aspettavano, i nomi di deputati e politici locali che hanno chiesto il bonus 600 euro: chiama ancora in discussione il Garante della Privacy, che ha anche già dato il via libera. Afferma che l’istituto, in un “momento convulso” in cui era necessario “dare una pronta risposta ai cittadini”, ha pagato 13,3 milioni di benefici per Covid, compreso over 4 milioni bonus. E negare la “caccia alle streghe”: se è così Task force INPS antifrode identificato i nomi dei cinque deputati ei politici locali che l’hanno chiesto è perché loro peculiare posizione pensionistica ha richiesto ulteriori indagini. Come quelli di altri 40mila soci INPS. Pasquale Tridico, nell’attesa udienza in videoconferenza presso la commissione lavori della Camera, difende la procedura seguita dall’istituto (“abbiamo seguito la legge”) e respinge al mittente “ogni accusa contro di me e verso i miei dirigenti e funzionari di un’azione manipolata. Le strutture sono autonome e la loro azione è stata ottima, hanno donato lacrime e sangue per mettersi al servizio del Paese ”.

Approfondimenti antifrode su 40mila posizioni – Sul primo aspetto Tridic – accompagnato in udienza da alcuni funzionari tra cui Antonello Crudo, che guida il task force frode – ha ricordato che tra i requisiti per l’ottenimento del bonus vi era il fatto di “non avere diritto alla pensione né iscritti ad altri moduli di sicurezza sociale obbligatori“. Questo è l’aspetto chiave, perché è qui che sono iniziate le indagini antifrode, avviate dopo il pagamento dei bonus Marzo e aprile (il secondo è stato riconosciuto automaticamente) poiché “nel periodo covid la necessità era di pagare e non di controllare, paga ora e poi controlla“. La procedura costruita dall’amministrazione” si basa su legge. In base ai nostri archivi, attingiamo alla presenza o meno di altri fondi pensione obbligatori ”, ha spiegato Tridico. E così sono emerse alcune anomalie, tra cui quella di “40mila le persone presenti e iscritte ad altra forma di pensione“.

“I parlamentari hanno una gestione pensionistica interna” – “Per evitare comportamenti fraudolenti, l’attenzione è stata rivolta agli amministratori locali”, che hanno “una propria forma di pensione”. Poi “si è ritenuto che anche i parlamentari meritassero un approfondimento dal momento che hanno una propria gestione pensionistica interna ”- riformata dopo l’abolizione del vitalizi. A quel punto “i dati degli open data di Ministero dell’Interno e Camera e Senato su amministratori e deputati locali e attraversare con candidati bonus “. Il problema è questo non è chiaro nemmeno all’INPS se debba essere presa in considerazione la gestione dei parlamentari previdenza sociale obbligatoria ed è quindi un impedimento al pagamento del bonus. Tant’è che sulle loro posizioni “il le indagini sono ancora in corso oggi per verificare se dovrebbe esserci una richiesta per ritorno indebito“.

“I nomi non sono stati dati dall’istituto. Apri audit sulle perdite “ – Il secondo capitolo riguarda il fuga di notizie, che ha acceso polemiche sul presunto rilascio “meccanico” per influenzare il referendum sul taglio dei parlamentari. “Non sono venute fuori dal sottoscritto, rimando al mittente le accuse mosse per scopi che mi sfuggono, motivi fantasioso e accuse infondate da rispedire al mittente ”, ha detto Tridico, infatti“ ho ordinato un audit interno per capire se la notizia è stata rubato istituzione. La notizia dei 2000 politici nazionali e dei 5 deputati L’ho condiviso alla fine di maggio con il consiglio di amministrazione dell’istituto, per poi consentire le necessarie verifiche “. Poi il racconto di come ha saputo che il quotidiano romano aveva la notizia:” Il 7 agosto mi chiama Molinari, Direttore di Repubblica, chiedendomi i nomi. Non glielo do. Aspetta il giorno dopo, poi la notizia esce senza i nomi. Sono rimasto sorpreso, questa notizia non è uscita da me. E come vedete oggi nessuno ha fatto i nomi, si sono auto-segnalati sia a livello nazionale che locale ”. La direzione di Repubblica ha confermato, affermando che “la notizia era arrivata al giornale attraverso un’altra fonte la cui identità non verrà rivelata in linea con quanto scritto nel codice deontologico dei giornalisti “.

Il Garante della Privacy, avendo chiarito che i nomi dei politici coinvolti può essere reso pubblico, ha aperto un’indagine sulla metodologia seguita dall’istituto rispetto a elaborazione dati dei beneficiari e delle notizie diffuse al riguardo. Ma Tridico ha detto di aver inviato una nota al garante solo per chiedere come trattare i dati. “Rispetto agli altri nomi” di politici che non si sono denunciati, “abbiamo investito il garante”, ha detto, che “ha scritto una nota, che ha bisogno di un approfondimento, che è in corso “. L

I nomi – Oltre a quelli di tanti amministratori locali, nei giorni scorsi sono emersi tre nomi tra quelli dei cinque deputati che hanno chiesto un’indennità di 600 euro: è il Lega Nord Andrea Dara Ed Elena Murelli, che il Carroccio ha “sospeso”e di Marco Rizzone del M5S, deferito al collegio arbitrale dal leader politico Vito Crimi chiedendo “l’immediata e massima sospensione gravità nella sanzione “. Gli altri due, che hanno chiesto il bonus ma non l’hanno ottenuto.

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