Punto di svolta del fotovoltaico, il mondo potrebbe averlo raggiunto

Punto di svolta fotovoltaico
Foto dentro Antonio Garcia Sono Unsplash

Lo slancio della transizione solare e i suoi problemi

(Rinnovabili.it) – Il punto di svolta fotovoltaico? Il mondo potrebbe averlo già raggiunto e superato. Le traiettorie tecnologiche, messe in moto dalle politiche del passato, sembrerebbero aver portato alla situazioneenergia solare ad un punto critico irreversibile. Una svolta capace di fare del fotovoltaico il fonte di energia dominante nei mercati globali dell’elettricità. E ben prima del 2050.

La considerazione appartiene ad un gruppo di scienziati diUniversità di Exeter e delUniversity College London che, attraverso un modello tecnologico ed economico basato sui dati, ha voluto stabilire i livelli di predominanza delle diverse fonti energetiche nel futuro a medio e lungo termine. Secondo il medico Femke Nijssedel Global Systems Institute di Exeter, infatti, “I recenti progressi nel campo delle energie rinnovabili rendono le proiezioni basate sui combustibili fossili non più realistiche“. In altre parole lo scenarioaffari come al solito‘ intrapreso finora per il settore energetico, non rispecchierebbe più la realtà dei fatti.

Punto di svolta del fotovoltaico, non si può tornare indietro

Nel corso della sua storia il solare ha registrato tassi di apprendimento estremamente elevati, grazie alla sua semplicità, modularità e replicabilità su larga scala. Negli ultimi anni, la tecnologia è migliorata ulteriormente, introducendo sul mercato nuove opzioni come celle solari alla perovskite, ha aumentato l’efficienza delle pratiche di riciclaggio, ha tratto vantaggio dai progressi compiuti nello stoccaggio dell’energia. Questi fattori mostrano che il punto di svolta del fotovoltaico, inteso come punto di non ritorno nella diffusione del solare, è molto più vicino.

“Le proiezioni più vecchie spesso si basano su modelli che vedono l’innovazione come qualcosa che accade al di fuori dell’economia”, sottolinea Nijsse. “In realtà, esiste un circolo virtuoso tra le tecnologie che vengono implementate e le aziende che imparano a farlo in modo più economico. Quando includi questo ciclo nelle tue proiezioni, puoi tenere conto della rapida crescita del solare negli ultimi dieci anni e nel futuro”. .

Quattro barriere al dominio del fotovoltaico

Secondo gli autori dello studio, l’energia fotovoltaica potrebbe diventare la principale fonte di elettricità a livello mondiale prima della metà del secolo. Ma questa previsione non deve sollevare dalla responsabilità i decisori politici. Al contrario, sottolineano gli scienziati, le barriere capaci di rendere solari i futuri sistemi elettrici esistono già oggi”.bloccati in configurazioni che non sono né resilienti né sostenibili“. Gli autori hanno identificato quattro macroproblemi su cui focalizzare l’attenzione dei governi.

  • Flessibilità della rete: L’energia solare è per sua natura una fonte non programmabile ed intermittente. Per rendere pronte le reti elettriche è necessario investire nelle infrastrutture, creare nuove connessioni regionali, espandere lo stoccaggio dell’energia e puntare sui servizi di gestione della domanda. Sostenere le prime fasi di ricerca e sviluppo con sussidi governativi.
  • Accesso equo ai finanziamenti: Attualmente, la finanza a basse emissioni di carbonio è concentrata soprattutto nei paesi ad alto reddito. È necessario non lasciare indietro i paesi a basso reddito – in particolare quelli africani – dove, peraltro, il potenziale di investimento è elevato.
  • Catene di fornitura: Un futuro dominato dal fotovoltaico richiederà probabilmente grandi volumi di metalli e minerali. Non solo quelli utilizzati nelle celle, ma anche quelli necessari per le batterie e le linee elettriche.
  • Opposizione politica: Una rapida transizione solare potrebbe mettere a rischio i mezzi di sussistenza di 13 milioni di persone in tutto il mondo che lavorano nelle industrie fossili e affini. Le politiche di sviluppo economico e industriale regionale possono affrontare le disuguaglianze e mitigare i rischi posti dalla resilienza delle industrie in declino.

Consulta lo studio sulla rivista Comunicazioni sulla natura (Testo inglese).

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