Recensione di ‘Hannah Gadsby: Douglas’: il libro di fumetti sente la pressione del suo successo nel seguire ‘Nanette’

Il fumetto australiano inizia essenzialmente riassumendo il fenomeno che era “Nanette” – una presentazione profonda e personale della sua esperienza di vita – scherzare sulla saggezza, con il senno di poi, di aver esaurito tutto quel materiale rivelatore e il trauma in un unico botto.

Procede quindi beffardamente a delineare con precisione dove andrà l’ultimo spettacolo e in che modo varie parti di esso influenzeranno il pubblico. Come “Nanette”, sta aggiungendo un altro livello alla commedia lasciando che l’ascoltatore entri nel suo scatto accuratamente costruito, quasi come un artista di effetti speciali che lo invita nel suo studio.

È audace, o almeno lo sarebbe, se non sembrasse un piccolo replay del suo lavoro precedente. E mentre ci sono alcune parti esilaranti, osservazioni intelligenti e sì, informazioni personali sparpagliate lungo la strada, forse inevitabilmente nulla verrà dalla pura intensità del loro debutto.

In “Nanette”, che ha girato l’universo Netflix con il passaparola, Gadsby ha notato che la sua intenzione era quella di confrontare il pubblico con la sua storia. Se questo ti metteva a disagio, il messaggio era, guardati allo specchio.

Qui, l’anticipazione di un livello di risonanza più profondo rispetto alla media stand-up speciale è incorporata nell’atto di Gadsby. E questa è una barra alta da cancellare.

Il pubblico apprezzato, in particolare, non sembra particolarmente preoccupato. Da quel punto di vista, “Douglas” non è certamente deludente, ma obiettivi telegrafati, dalla folla anti-vaccino (“La poliomielite è cattiva!”) A Louis CK, in particolare, al patriarcato e alla misoginia in generale, no. trasmettono lo stesso senso di rischio.

Certo, l’elenco dei comici che possono affrontare argomenti con il mix di commenti sociali e spirito lacerante di Gadsby rimane un piccolo club, soprattutto se limitato agli attuali praticanti. E la natura unica della sua voce, come una lesbica dal basso che ha affrontato con forza la discriminazione, va ben oltre la sua pronuncia puntuale.

Durante la suddetta introduzione, Gadsby affronta i suoi critici, compresi quelli che sostiene deridono “Nanette” come un “discorso TED glorificato”.

“Douglas” potrebbe essere molte cose, ma certamente non lo è. Tuttavia, non è nemmeno l’esperienza unica che “Nanette” ha fornito, dimostrando che la sfida più scoraggiante che un artista affronta dopo una svolta artistica e commerciale è cosa fare per un bis.

“Hannah Gadsby: Douglas” si apre il 26 maggio su Netflix.

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