Rivolta in un carcere dell’Ecuador, uccisi sei detenuti: erano accusati dell’omicidio del candidato alla presidenza Villavicencio

Erano in prigione a Ecuador perché erano coinvoltiomicidio di Fernando VillavicencioI l candidato alla presidenza ucciso a colpi di arma da fuoco il 9 agosto, dopo una manifestazione nella capitale Quito. Quasi due mesi dopo quegli eventi, il 6 ottobre i sei presunti autori – tutti “di Nazionalità colombiana” – furono uccisi durante alcuni disordini a Penitenziario litoraneo, nella città di Guayaquil. Lo conferma il Servizio nazionale di attenzione globale agli adulti privati ​​della libertà (Snai). Questi i nomi delle vittime: Giovanni Gregorio R., Andrés Manuel M., AdeyFernando G., Camilo Andrés R., Sules Osmini C. e Josè Neyder L..

Catturati poche ore dopo l’omicidio, i sei furono posti in custodia protettiva nel carcere di Litoral. Si tratta di prigione più grande dell’Ecuador, così come uno dei più pericolosi del Paese, teatro di numerose rivolte e morti negli ultimi tre anni. Secondo quanto riportato dai media locali, l’omicidio dei sei detenuti è avvenuto nel padiglione 7che secondo i funzionari è dominato dalla banda locale I Conerosguidata da Adolfo Macías. La loro morte è avvenuta, inoltre, mentre la Procura stava per concludere la fase delle indagini sull’assassinio di Villavicencio.

Candidato centrista, giornalista e attivista politico, 59 anni, Villavicencio non era considerato tra i favoriti per le elezioni presidenziali. Il suo assassinio è avvenuto in pieno giorno, meno di due settimane prima del voto, ed è stato rivendicato dalla banda I lupi. Villavicencio si era presentato come a oppositore della corruzione e aveva criticato il modo in cui la polizia e lo Stato stanno affrontando la piaga del narcotraffico, denunciando collusioni tra potere costituito e criminalità organizzata. Villavicencio ha anche detto di aver ricevuto minacce di morte da affiliati al cartello della droga Messico Sinaloa, uno dei gruppi criminali internazionali attivi in ​​Ecuador. In particolare, il candidato alla presidenza aveva indicato il nome di Macías tra gli autori delle minacce.

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