La manovra economica offre spesso spunti di controversia, soprattutto se l’opposizione ha poche idee e zero coerenza. Uno dei dibattiti più surreali ha coinvolto il mondo del cinemaa causa del “tremendo” taglio dei fondi firmato dal ministro Sangiuliano. Un pasticcio incredibile per quella che è a tutti gli effetti una divisione fisiologica, soprattutto se occorre ricorrere alla riduzione degli sprechi per evitare gli aumenti delle tasse tanto cari alla sinistra: circa il 5 per cento dal fondo cinema e audiovisivo, allineato con gli altri ministeri. Molto meno dei temuti 100 milioni di euro. Paolo Sorrentino a Repubblica ha parlato di “visione miope e illogica”, mentre Antonio Albanese ha denunciato la presunta “grande vergogna”. Ma la vergogna qui è un’altra.
Se c’è una categoria che ha meno motivi di protestare rispetto alle altre, il cinema le batte tutte. IL numeri parlano chiaro, con buona pace dei soliti insoddisfatti. Dai 471 milioni del 2020 siamo passati agli 885 milioni del 2021 grazie all’allora ministro Franceschini, molto amato dall’intellighenzia ma anche padre della fallita ItsArt. Poi nel 2022 e nel 2023 sono stati stanziati 746 milioni. Cifre piuttosto elevate, quindi. IL risultati si sono visti? Assolutamente no: basti pensare che un ristretto gruppo di dieci film che hanno incassato oltre 6 milioni di euro ha totalizzato 2.420 spettatori. Non ciascuno, insieme. Tra questi, un film costato centinaia di migliaia di euro ed è stato visto da “ben” 79 persone.
Intendiamoci: è sbagliato giudicare un’opera dagli incassi. Ma il punto è un altro: sono stati fatti troppi film, molti più del necessario. Non per esigenze particolari, ma per la facilità di accesso ai fondi. Una situazione denunciata poco più di un anno fa dal direttore della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera (non una destra pericolosa, per così dire): “Quest’anno sono stati realizzati qualcosa come 250 titoli, cifre degli anni Sessanta. Una produzione enorme, dovuta al fatto che nel nostro Paese negli ultimi tempi sono circolate quantità di denaro e finanziamenti senza precedenti. Probabilmente è un fenomeno contingente, ma c’è il rischio di una bolla, anche perché il numero di film prodotti è esorbitante rispetto al nostro mercato cinematografico e alla capacità di assorbimento delle piattaforme”. Barbera è uno dei massimi esperti del settore e soprattutto è al di sopra di tutti i partiti, quindi c’è poco da discutere.
Il maxifinanziamento ha comportato a supremazia della quantità a scapito della qualità. Alcune opere costano molto per essere viste da pochi, anche perché molti film sono rimasti nelle sale solo per pochi giorni e non hanno avuto accesso nemmeno alle piattaforme di streaming e al piccolo schermo. Uno spreco di risorse immenso. Un taglio di 50 milioni di euro a quella che si appresta a diventare la finanziaria più “povera” degli ultimi sei anni non può che far bene.