Un popolo libero. Ecco perché odiano Israele

Da dove viene, che origini ha questo odio contro gli ebrei? E perché persiste anche dopo l’Olocausto?

Nell’intervista di domenica scorsa al Tg1 condotta dall’ottimo Gian Marco Chiocci, papa Francesco ha osservato che “l’antisemitismo, purtroppo, non è scomparso”. Chiocci poi gli ha chiesto perché. Bergoglio ha confessato: «Non ho spiegazioni. È un fatto che vedo, non mi piace, ma non riesco a spiegarlo.”

Questa umiltà mi ha colpito. Non esiste scienza o dottrina che possa risolvere l’enigma di questa ostinazione. La domanda sul perché, però, deve restare una ferita aperta nella coscienza. La storia di questo odio ostinato può tuttavia essere istruttiva. Anche solo per strappare con le tenaglie della ragione i pregiudizi che si sono radicati nel genere umano, che ha una particolare predilezione nel coltivare i semi del male. Dopodiché, proprio per questo motivo, saremo di nuovo da capo. La battaglia non finirà mai. Ma per cosa vivere se no?

Pertanto eccomi qui. Non sono né uno storico né uno specialista in materia. Ma da quando, trenta e più anni fa, gli Israeliti di Gerusalemme vollero piantare un albero con il mio nome nel giardino dei giusti, non ho mai smesso di cercare le radici del mio affetto per queste persone e della violenza contro di loro. . Riassumo quanto ho appreso sulle radici dell’antisemitismo, attingendo in particolare ai volumi dedicati all’argomento da Riccardo Calimani (Storia degli ebrei italiani, Mondadori, seguito da quello degli ebrei di Roma).

1 I primi ebrei arrivarono sul suolo italiano intorno al 165 a.C. Giuda Maccabeo arrivò a Roma dalla Giudea per chiedere aiuto contro i siri che minacciavano Gerusalemme. I romani accettarono ma furono allettati. Pompeo cent’anni dopo conquistò la capitale ebraica e trasformò gli alleati in sudditi, conducendo a Roma 60mila ebrei. Erano trattati non esattamente come schiavi, ma piuttosto con una certa benevolenza. Erano pieni di iniziativa, esempio di amore per un patrimonio sacro. Prosperarono e fecero prosperare il civis. Gli ebrei allora interpretarono il nome Italia basandosi su tre parole ebraiche: I-tal-jah, Isola-rugiada-divina. Erano le parole di benedizione a Giacobbe pronunciate da Isacco. Un’etimologia del cuore, evidentemente, che dimostra con quanta speranza la pianta ebraica ha attecchito in Italia da ventuno secoli. Gli ebrei italiani – e qui lo dico – sono una parte essenziale (…)

(…) dell’identità italiana. Non esiste identità italiana senza ebrei italiani.

2 Le ribellioni ebraiche dovute all’irrefrenabile sete di libertà portarono alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio di Salomone. Da lì la diaspora. L’Italia era la patria preferita degli esiliati, e lì i figli di Davide godevano di protezioni altalenanti presso gli imperatori pagani. Con quelli cristiani molto, molto meno. Sant’Ambrogio applaudiva quando venivano bruciate le sinagoghe.

3 Il diritto riconosciuto agli ebrei di praticare la propria fede viene da sant’Agostino (III secolo) e soprattutto da san Gregorio Magno (VII secolo). Tutti i Papi hanno accettato questo principio. Gli ebrei erano la prova vivente della superiorità del cristianesimo. E l’ultimo giorno avrebbero riconosciuto la verità. Non è andata così bene. Soprattutto fuori dai confini italiani, l’assalto all’oro degli ebrei e il loro periodico sterminio si manifestò tra il popolino, spesso sostenuto da vescovi avidi di denaro e principi indebitati.

4 Agli ebrei era proibito possedere terre o addirittura proprietà. E anche quando ebbero questo permesso, si susseguirono decreti locali di espulsione (fino a quella clamorosa del 1492 dalla Spagna), vissero quindi con i bagagli ai piedi e i risparmi a portata di mano per finanziare la fuga e il reinserimento in una nuova patria. C’è una ragione per la loro relativa ricchezza. Solo loro potevano esercitare il prestito con gli interessi. Il Deuteronomio dice: “Fai pagare l’interesse allo straniero, ma non farlo al tuo fratello”. In sostanza, per riassumere al galoppo, poiché la Chiesa vieta ai cristiani di prestare dietro riscossione degli interessi, chi andrà comunque all’inferno dovrebbe farlo. Furono quindi gli ebrei a garantire lo sviluppo economico dell’Italia intera. Premiati con l’invidia omicida di molti. In particolare coloro che si erano indebitati e non intendevano ripagare quanto dovuto. Soprattutto principi e re.

5 Innocenzo III, che tra i Papi fu il peggior nemico degli ebrei, inventò nel 1215 l’obbligo per gli ebrei di portare un segno distintivo per rendersi riconoscibili, la ruota da appuntare sul lato sinistro del petto, che poi veniva ha deciso di essere di colore giallo zafferano.

6 Il pretesto per perseguitare violentemente gli ebrei fin dal Medioevo è stata l’accusa infamante di praticare il sacrificio rituale di bambini cristiani per impastare con il loro sangue il pane pasquale. La credenza fu smentita da tutti i Papi, ma persistette nelle voci popolari.

7 E siamo nell’età moderna. L’Illuminismo vomitò la fede ma coltivò l’odio antiebraico. Bastano poche pagine di Voltaire e Diderot per confermarlo. Invidia del denaro, disprezzo fisico. Fu Napoleone a demolire i ghetti e quindi furono Mazzini e soprattutto Carlo Cattaneo a porre fine ai pregiudizi antiebraici. Ebrei e sionisti occuparono così le prime file del nostro Risorgimento e ovunque si combattesse la lotta contro l’Ancien Régime. Di qui l’identificazione da parte della Chiesa del nemico supremo: l’anticlericalismo, la massoneria si identificavano con l’ebraismo. Gli ebrei, scriveva don Albertario, glorioso difensore dei poveri alla fine dell’Ottocento, «sono i padroni del mondo perché sono padroni dell’oro». In prima fila i gesuiti della Civiltà Cattolica che alimentarono l’antigiudaismo con centinaia di articoli, rimettendo in circolazione la malvagia fandonia dei sacrifici rituali, negata invano da Pio IX e poi debolmente da Leone XIII.

8 Un risentimento antiebraico che in Karl Marx, ebreo apostata, divenne razziale e di classe. Lenin allora tollerò gli ebrei dotati di denaro e abilità mercantili, finché il loro nemico giurato divenne Stalin da un lato e la base comunista dall’altro, che aveva ereditato un pregiudizio omicida dalla religione e dagli zar.

9 Il passo finale fu il passaggio dall’antigiudaismo all’antisemitismo pagano su base razziale. Ed eccoci alle leggi di Hitler e Mussolini, criticate invano da Pio XI che si autoproclamava “spiritualmente semitico”.

10 Mi rendo conto di non aver spiegato nulla. Ma mi limiterò a dire che nel corso dei secoli gli ebrei sono stati custodi della prosperità e della libertà. Questo è il personaggio che hanno trapiantato nella loro terra natale. C’è un mistero dentro queste persone. Non è un’alchimia magica, ma è la loro superiorità morale e intellettuale a consegnarli all’ammirazione o all’odio, mai all’indifferenza. Attenzione: questa superiorità non è una connotazione razziale, ma è il carattere di una razza temperata dal dolore e dal desiderio di vivere.

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