Non può attaccare testimoni, pubblici ministeri o personale del tribunale. Donald Trump è stato oggetto di un’ordinanza restrittiva in uno dei processi di cui è protagonista, quello sul presunto tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020. Un voto che lo ha visto sconfitto e che il 6 gennaio 2021 ha portato all’assalto a Capitol Hill, pochi giorni dopo che Joe Biden si era insediato come suo successore. Secondo il giudice Tanya S. Chutkan l’ordinanza era necessaria per salvaguardare l’integrità del procedimento, che giungerà al culmine durante la campagna per le prossime elezioni presidenziali. Ecco perché è una mini-gag, che mitiga il diritto alla libertà di parola del Primo Emendamento di un candidato alla Casa Bianca e la necessità di proteggere il suo processo. La sentenza consente a Trump di continuare a denigrare Biden, Pence, il Dipartimento di Giustizia e altri avversari politici, purché i commenti non siano direttamente collegati al caso. L’unica cosa che non potrà fare è rilasciare dichiarazioni pubbliche contro testimoni e pubblici ministeri nel procedimento in cui è coinvolto per il voto del 2020. «Trump può ancora attaccare l’amministrazione Biden o il Dipartimento di Giustizia e dire che secondo lui l’accusa ha motivazioni politiche», spiega il New York Times, «ma non può attaccare il consulente speciale del procedimento, né il suo personale o la sua famiglia, né i testimoni o il personale del tribunale. Può attaccare Pence, ma non può parlare del ruolo di Pence negli eventi che circondano questo caso.”
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